La caccia con l'arco

A caccia con l'arco

Che senso ha?
Da quando l’uomo ha definito un ordinamento sociale secondo il quale il ruolo del cacciatore non è più ritenuto necessario, per alcune persone tale figura semplicemente non dovrebbe più esistere.
Queste persone hanno delegato altri altri a compiere il “lavoro sporco” e trovano soluzione ai loro bisogni alimentari frequentando il supermercato. Occhio non vede, cuore non duole; scarichi di responsabilità e con la pancia piena.
Generalmente, queste persone accusano i cacciatori di devastare la natura e di contribuire alla sparizione della fauna.
Chi "sa di caccia" sa bene come avviene la gestione venatoria e sa bene quali siano gli enormi vincoli che assicurano un giusto equilibrio al sistema.

Non viene prelevato neanche un capo in più di quanto è tollerabile dall’ambiente e lo sforzo di intervenire con la minor sofferenza possibile per gli animali è considerevole.
Con questi principii il patrimonio faunistico è in costante aumento e soprattutto è sano.


Chi non sa di tutto questo in realtà non parla di caccia ma, forse senza saperlo, parla di bracconaggio. Il bracconiere è il peggior nemico del cacciatore: un pò di retorica ma anche molta verità.
Questo vale per gli animali che sono cibo per gli umani, ma anche per quelli che non lo sono. Una volpe non viene presa a scopo alimentare, ma il suo prelievo è regolamentato in un’ottica di equilibrio del sistema.


Esistono poi le “riserve di caccia” dove gli animali selvatici sono allevati, pertanto il loro prelievo in termini etici non differisce dal vitello abbattuto al macello (con la differenza che il primo conduce una vita molto migliore del secondo…), e in termini di equilibrio ambientale non vanno in alcun modo ad impoverire la fauna selvatica, essendo appunto allevati.

La caccia con l’arco, in tutto questo?
Le motivazioni del cacciatore che sceglie questa forma cambiano molto in funzione della sua provenienza.
– Il cacciatore, si avvicina alla caccia con l’arco già preparato sull’aspetto venatorio; generalmente non ha la bramosìa dell’abbattimento ma intende riscoprire un nuovo rapporto con la natura, meno invasivo e più paritario.
– Il non-cacciatore ha invece un approccio più “romantico”. Che sia già arciere oppure no, comunque vede in questa attività un modo per integrarsi con il ritmo della natura che altrimenti gli pare negato: avvicinarsi e immergersi nell’ambiente, fino a pochi metri dal selvatico per compiere la sua opera di predatore.
Solo dopo, quando avrà passato tutti i livelli di studio e di esami che portano ad essere un cacciatore completo (e sono davvero tanti…), saprà anche meglio identificare il suo ruolo sociale.

In ogni caso il desiderio non è quello del tiro a tutti i costi, ma è la scoperta di un approccio completo con la natura; paradossalmente un amore che non si rivela con un ruolo esclusivamente contemplativo, ma attivo.


La caccia con l'arco non è “più etica” di quella con il fucile, perchè oggi la cultura venatoria è tutta pervasa da questo aspetto: la formazione dei cacciatori punta moltissimo a creare un cacciatore il più possibile rispettoso del selvatico.
Certo è una caccia più difficile, che dà maggiori possibilità al selvatico e riserva carnieri più scarsi. Ma questo non significa che si prelevino meno capi a fine stagione: un piano di abbattimento deve sempre essere rispettato. Se al cacciatore sono stati assegnati 2 capi in un anno, egli li deve prelevare, pena vari tipi di “punizioni”. Se non riuscirà con l’arco, dovrà intervenire con la carabina; il problema è suo e il piano deve essere completato.


Si capisce quindi che il cacciatore con l’arco è un operatore completo, coscienzioso, preparato, tanto quanto chi usa solo la carabina. Se vogliamo egli si crea un problema in più, affidandosi ad un mezzo più difficile, ma per contro vivrà emozioni forti, riscoprirà un rapporto vero con l’ambiente, aumenterà il suo rispetto per la fauna perchè godrà di un contatto meno asettico.
A 20 metri puoi guardare negli occhi la preda, e allora mille pensieri assalgono la mente. Il cacciatore sente tutta la responsabilità del gesto e il suo lato “selvatico” deve fare i conti con quello “moderno”.

La scelta può essere difficile, ed è giusto che sia ponderata.

P.S. Nell’esprimere questi pensieri non ho considerato la posizione di vegetariani e vegani. Madre Natura ci ha creati onnivori e in questa forma esistiamo: non è un merito né una colpa.

Chiunque è libero di fare la propria scelta, così come ha il dovere di rispettare quella di altri. L’essere vegetariani non ritengo sia una scelta strettamente legata alla caccia, ma include aspetti molto più ampi, così come non riguarda solo la caccia l'uccisione di un animale. Infine, non riguarda per nulla la caccia il danno alla popolazione selvatica per i motivi normatvi ed etici già accennati; i responsabili di questi tipi di danni vanno certamente cercati altrove.

Come iniziare

Se sei già arciere allora hai certamente già frequentato un corso di tiro con l’arco, magari di tiro di campagna, ma anche di tiro olimpico è ottimo. Quindi sei capace di gestire l’attrezzatura ed avrai scelto il tipo di arco che più si confà al tuo stile di tiro.
Ciò non toglie che potrai apprezzare nozioni specifiche sull’attrezzatura dedicata alla caccia, ma probabilmente questo verrà con l’esperienza e condividendo la passione con altri amici. Internet anche in questo caso è una buona fonte per… farsi venire dubbi e ipotizzare soluzioni.


Per cultura personale e per meglio “entrare” nell’ambiente potresti frequentare un corso di avvicinamento alla caccia con l’arco che alcune associazioni propongono. Fermo restando che tali corsi non rilasciano alcuna abilitazione utile in Italia, sono comunque interessanti per fornire una panoramica sulla nostra disciplina.


Indispensabile invece provvedere alla propria preparazione venatoria. Dovrai conseguire la licenza di caccia per ottenere la quale dovrai passare un esame; la preparazione a questo esame costituisce i tuoi fondamenti per il mondo venatorio, anche se poi molto altro seguirà con l’esperienza.

Per la preparazione all’esame è utile frequentare un corso che può essere organizzato dalla Regione o dalle Associazioni Venatorie.


A scanso di equivoci ricorda: saper tirare bene con l’arco non significa affatto essere un cacciatore.

Se sei già cacciatore allora hai certamente conseguito con merito e successo l’abilitazione a praticare l’attività venatoria e conosci le norme e le leggi che regolano il mondo della caccia.

Ti manca una preparazione arcieristica: non sottovalutarla. Potresti imbatterti in un negoziante poco scrupoloso che ti mette in mano un arco, ti fa provare qualche freccia e ti saluta con una pacca sulla spalla augurandoti “in bocca al lupo”. Non funziona così.
La cosa migliore è armarsi di umiltà e fare un corso per principianti.
Ti troverai con ragazzini compagni di corso e un arco scuola in mano. Forse ti sentirai un pò sciocco, ma verrà il giorno che capirai di aver fatto la scelta giusta.
La FIARC
http://www.fiarc.it è l’associazione che impartisce le nozioni più vicine al tiro da caccia e ha “compagnie” ed istruttori un pò in tutta la penisola. Alla fine del corso potrai chedere all’istruttore se in compagnia c’è qualche cacciatore (se non lo è lui stesso) per poter chiedere consigli ed approfondire argomenti specifici. Potrai così anche scegliere a ragion veduta l’arco più adatto a te.


Se non sei né cacciatore né arciere, ovviamente dovrai fare il percorso descritto in tutti e due i punti precedenti. Non è subito fatto, e non è una scelta da sottovalutare, ma se sei realmente motivato ti troverai proiettato in un mondo capace di dare molte soddisfazioni, dove il rapporto con la natura raggiunge un livello che pochi conoscono, e se avrai fatto tutto bene, meglio di molti altri saprai la responsabilità che ti assumi nel tirare la freccia ad un selvatico.

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