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Molto vicino, grande emozione

Un bravo tiratore è necessariamente un buon cacciatore?
Si parla molto della perfetta messa a punto dell’attrezzatura e dell’allenamento costante che dovrebbe contraddistinguere un cacciatore responsabile.
Indubbiamente è necessaria una cieca fiducia nella propria attrezzatura e per questo arco e frecce devono essere testate con tutta l’attenzione possibile per garantire un volo fluido e un impatto preciso.
Bene dunque investire tempo per trovare il set-up migliore per il proprio stile di tiro, consapevoli che questo non significa necessariamente aggiornare l’arco all’ultimo modello, bensì trovare quel magico equilibrio che consente, al momento dell’allungo, di muoversi con confidenza in ogni situazione, allungare con il giusto sforzo per il nostro fisico, trovare una posizione che ci deve essere ben “familiare” una volta in allungo per posizionarsi correttamente e arrivare al momento dello sgancio con consapevole determinazione.
Tutto questo prevede certamente un buon allenamento, ma su quale distanza di tiro?
Indubbiamente ottenere buone rosate a distanze oltre i 50 metri è molto gratificante e denota un buon assetto per cacciatore ed attrezzatura. Oltre questa lunghezza di tiro, la messa a punto di un’attrezzatura venatoria comincia ad essere impegnativa e, tutto sommato, poco utile.
Certamente buoni risultati a 80/90 metri indicano un eccellente risultato, ma bisogna valutare se lo sforzo è realmente giustificato.
A questo punto entra in gioco la propria personale interpretazione dell’attività venatoria, chiarendosi le idee anche su qualE tipo di caccia desideriamo concentrarci.
Indubbiamente la caccia alla cerca è molto impegnativa con l’arco, e non sempre consentita dalle norme locali (informarsi bene…). In questo caso bisogna essere preparati anche a tiri su media/lunga distanza, in quanto l’avvicinamento del selvatico è davvero molto difficile. È quindi possibile dover affrontare tiri a 30/40 metri, e in questo caso l’allenamento con bersagli a 50/60 metri è doveroso.
Diverso è per il tiro da treestand, dove l’abilità del cacciatore consiste nel saper posizionare il suo appostamento in modo da avere il selvatico a brevissima distanza.
Il passaggio abituale, l’insoglio, il punto di pastura, sono i luoghi che dovremmo frequentare per trovarci il più possibile vicino all’animale. In questo caso ci prepariamo per un tiro corto, diciamo intorno ai 20 metri, quindi relativamente semplice da un punto di vista tecnico, ma bisognerà saper mantenere la freddezza anche con l’animale molto vicino.
A mio avviso è questa l’essenza della caccia con l’arco: una vicinanza tale da sentire il respiro dell’animale, vederne ogni più piccolo dettaglio e riuscire a muoversi con lentezza e fluidità sapendo di essere nella sua più intima area di allerta.
È questa forte emozione di condivisione dello spazio naturale che crea una sorta di simbiosi con l’ambiente, e consente al cacciatore-arciere di essere tutt’uno, per un momento, con la natura selvaggia.
Un tiro a meno di 10 metri non è un tiro “facile”, è un tiro “giusto” e davvero molto, molto emozionante!


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